Chamfer
Un’intuizione derivata dal linguaggio della carpenteria rappresenta il tratto distintivo di un sistema modulare nuovo per costruzione formale e innovativo per flessibilità compositiva. Se dal punto di vista letterale il termine chamfer indica uno smusso creato con il taglio a 45° di un angolo retto, nel divano esprime un duplice ampliamento di prospettiva, estetico e funzionale. Esternamente lo smusso ammorbidisce e funge da guida, conferendo all’ingombro un valore spaziale e architettonico; internamente, l’angolazione racchiude e sostiene, favorendo uno stile di seduta versatile che ben si adatta all’ambiente domestico quanto all’uso negli spazi pubblici.
Attraverso cinque moduli, diversi per estensione e profondità, e un solo raccordo è possibile immaginare una molteplicità di combinazioni, dal semplice accostamento speculare alle sequenze geometriche più articolate. Il segno è forte, riconoscibile nei riferimenti alla destrutturazione operata con Lowland (2000) e al sofisticato disegno di Redondo (2010) o di M.a.s.s.a.s (2012). Il termine “chamfer” rimanda al dettaglio architettonico dell’“angolo smussato”. Da qui deriva la forma in pianta del divano, che caratterizza tutti gli elementi del sistema di sedute. Versatili, flessibili, sontuosi, questi divani ci accolgono in un grande ed elegante abbraccio.
Il divano Chamfer celebra i vent’anni di collaborazione di Moroso con Patricia Urquiola: “Discutendo con Patrizia di questo anniversario, per i vent’anni di collaborazione, abbiamo deciso di lavorare su una semplificazione di una serie di echi derivanti da progetti fatti in passato, legandoci ad esempio a Redondo e altri divani che per noi rappresentavano una sorta di ‘culla’, di nido. Abbiamo abbassato, abbiamo geometrizzato, abbiamo portato a linee più pure, più pulite ed è venuto fuori questo spigolo, questo broken edge come dicono gli inglesi, questo Chamfer, una parola che ricorre in architettura dove, quando uniamo due linee in curva, le uniamo in chamfer.“ (Patricia Urquiola)